mercoledì 26 novembre 2008

QUANTO COSTA LA CHIESA CATTOLICA

"La Chiesa sta diventando per molti l'ostacolo principale alla fede. Non riescono più a vedere in essa altro che l'ambizione umana del potere, il piccolo teatro di uomini che, con la loro pretesa di amministrare il cristianesimo ufficiale, sembrano per lo più ostacolare il vero spirito del cristianesimo".

Parole che sembrano pronunciate da un anticlericale, che sono, invece, dell'attuale capo della Chiesa, allora cardinale progressista.
La sua profezia si è avverata. Lo spirito del Concilio si è dileguato e con esso quel fermento di rinnovamento e di speranza in una Chiesa evangelica.
E' del tutto inimmaginabile, oggi, che un papa - Paolo VI - abbia potuto accarezzare l'idea di ritirarsi sul Morrone, sulle orme di Celestino V, per vivere l'esperienza della povertà nel "grande silenzio mistico della montagna nuda".
Al di là di un trionfalismo di facciata, la Chiesa è passata attraverso una trama di scandali e misteri che hanno offeso il "vero spirito del cristianesimo" per approdare alla sua attuale età dell'oro. Dagli scandali del banco Ambrosiano e dello Ior di Marcinkus alla scia di morti eccellenti: i bancarottieri Roberto Calvi e Michele Sindona, il giudice istruttore Emilio Alessandrini, l'avvocato Giorgio Ambrosoli. Da Licio Gelli che investiva i soldi dei corleonesi nella banca del Vaticano, alla banda della Magliana, il cui capo, pluriomicida, autore, sembra, del rapimento della giovane Emanuela Orlando, è sepolto, accanto a vescovi e papi, nella cripta della chiesa vaticana di Sant' Apollinare.
La stessa morte del papa Giovanni Paolo I, a pochi giorni dall'elezione, è rimasta circondata dal sospetto soprattutto per la scomparsa del suo taccuino di appunti sullo Ior, il cui operato non condivideva.
Su tutto questo intrico il Vaticano si è chiuso come una roccaforte, rifiutando ogni collaborazione con la giustizia italiana, appellandosi all'extraterritorialità.
Se l'emorragia delle vocazioni non si arresta, cresce il patrimonio della Chiesa. Sostiene Curzio Maltese, ne "La questua", che " il costo della Chiesa cattolica per i contribuenti italiani è superiore al costo della politica.
Gli italiani spendono per mantenere la Chiesa più di quanto spendono per mantenere l'odiato ceto politico. Ma non lo sanno". Se questo è stato quantificato, ne "La casta", in quattro miliardi di euro l'anno, sommando gli stipendi di centocinquantamila eletti dal popolo con i compensi di circa trecentomila consulenti, le pensioni, i rimborsi elettorali, i finanziamenti ai giornali di partito, le auto blu e i vari benefit che gratificano i politici più "ricchi" del mondo, si può quantificare con un calcolo prudenziale che la Chiesa costa circa quattro miliardi e mezzo, fra finanziamenti diretti dello Stato e degli enti locali e il mancato gettito fiscale.
Piergiorgio Odifreddi arriva a calcolare una cifra doppia, 9 miliardi annui. L'otto per mille assicura un miliardo di euro, altri 950 milioni vanno ai 22.000 insegnanti di religione (tutti di ruolo tramite uno pseudo concorso), oltre 500 milioni sono i finanziamenti, di dubbia costituzionalità, per la scuola privata, circa un miliardo per gli ospedali cattolici, 670 milioni per gli istituti di ricerca e le case di cura. Bisogna, inoltre, aggiungere i vantaggi fiscali, peraltro al centro di un'inchiesta dell'Unione europea: fra i 400 e i 700 milioni di euro di mancati incassi dell'Ici per un patrimonio immobiliare che è un quinto di tutto il patrimonio nazionale, 500 milioni dallo sconto del 50% su Ires, Irap e altre imposte, 600 milioni dall'elusione fiscale legalizzata del turismo cattolico che gestisce un flusso di quaranta milioni di visitatori l'anno. Senza contare gli eventi, quali il Giubileo, costato 3.500 miliardi di lire o il raduno di Loreto, 2,5 milioni di euro. E' del 4 agosto u.s. un'inchiesta de "La Stampa" sull' assurdo meccanismo della legge sull'8x1000: il 40% dei contribuenti dichiara la destinazione dell'otto per mille, dei quali il 35% lo destina alla Chiesa cattolica.
Questa minoranza decide per il 60% che non si esprime. Pertanto, il 90% del capitale disponibile viene assegnato alla Chiesa cattolica. Questo è l'unico concorrente che fa spot. Capolavori di seduzione realizzati dalla multinazionale Saatchi & Saatchi.
Costo 9 milioni di euro, il triplo di quanto la Chiesa ha destinato alle vittime dello tsunami. Lo Stato non fa spot. Nel 1996 Livia Turco, allora ministro della sanità, propose di destinare la quota statale dell'otto per mille a progetti per l'infanzia povera. Il cassiere pontificio, monsignor Attilio Nicora, rispose che "lo Stato non doveva fare concorrenza scorretta alla Chiesa". Berlusconi ha provveduto a lanciare uno "spot" suicida, con il fondo statale ha finanziato la guerra in Iraq. Da allora l'assegnazione allo Stato è crollata dal 23% del 1990 all'8,3 del 2006, a ulteriore vantaggio della Chiesa. Scrive Raphael Zanotti su La Stampa:" La televisione ci ha abituato a pensare all'8x1000 come a una magnifica occasione per aiutare i derelitti della Terra. Nelle pubblicità compaiono bambini di Paesi poveri, fame e miseria. Far tornare un sorriso su quei volti emaciati è facile: basta una firma sulla dichiarazione dei redditi e si destina una quota dell'Irpef a quelle popolazioni in difficoltà. Una bella favola. Peccato che resti, appunto una favola. La Chiesa cattolica destina solo il 20% di quello che riceve dall'8x1000 per fare la carità (fonte Cei)".


Ezio Pelino

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