domenica 26 ottobre 2008

EL ALAMEIN 1942

Caro Mario Giordano, sono nato qualche mese dopo la tristemente famosa battaglia che falcidiò migliaia di soldati di tutti gli eserciti e l’eco di quella “gloriosa disfatta” ha nutrito la mia immaginazione e i miei sentimenti, trasformandomi nell’uomo che sono oggi, un uomo-contro, contro le guerre, contro le tirannidi, contro le ingiustizie, contro le religioni organizzate e gli inciuci di queste con l’establishment al potere, amante della pace, umanista laico, libertario, ma spesso confuso! Come questa mattina, quando ho letto il reportage della cerimonia presenziata anche dal nostro Presidente Giorgio Napolitano.
Il suo discorso, invero molto commovente, ha rivelato a me la tensione di una passione civile mortificata da esigenze diplomatiche: non fu solo il nazismo l’ispiratore di quel naufragato disegno di dominio del mondo, ma, apertis verbis, lo fu anche il fascismo italiano, madre di tutte le dittature del ‘900, modello ispiratore del nazionalsocialismo hitleriano, che come quasi tutte le perverse creature si caricò di tale malvagità capace poi di annichilirlo.
Pensando ai caduti di El Alamein io piango la morte dei miei fratelli maggiori, pur non avendo un solo parente tra quei martiri, vittime di un plagio collettivo orchestrato dalla classe dirigente di allora, che aveva imbottito il loro cervello di fanfaluche imperiali e ridicole cesaree.
Però mi guarderei bene dal commemorare quel momento di gloria senza ricordare agli astanti e al mondo intero che in quel teatro si uccisero tra fratelli nel nome di una folle ideologia di supremazia.
Auspico che nel Sacrario di El Alamein possano un giorno, grazie a governanti illuminati, trovare albergo i resti di tutte le vittime di tutte le guerre, commemorati senza liturgie, gonfaloni, gagliardetti, bandiere, divise e fanfare. Pace e cordialità

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