martedì 17 agosto 2010

E LO CHIAMANO SOVRANO, QUESTO POPOLO...

 


IL POPOLO SOVRANO SECONDO I VANGELI DI ALFANO, SCHIFANI, CICCHITTO, CAPEZZONE, GASPARRI E ALTRI MINORI.

Se certa gente cogliesse l’occasione che gli offre l’estrema serietà del momento, che richiede di tacitare i bambini e i giocherelloni, farebbe un gran bene a se stessa e a quel pubblico che confonde la loro seriosa compunzione con l' autorevolezza del loro dire.
In realtà i catatonici ipse dixit di un Capezzone, ad esempio, non sconvolgono proprio nessuno poiché i suoi interventi sono chiara espressione di un palinsesto, fin troppo scontato, di interventi a turno di un certo numero di portavoci, che vengono strumentalmente usati per far ardere di più l’incendio politico o attenuarne la virulenza secondo comodità.
Un Capezzone che parla di popolo sovrano può apparire ai più ingenui come un giovane autorevole costituzionalista, ma pochi sanno di trovarsi di fronte ad un vero e proprio voltagabbana che dal Partito Radicale è scivolato di soppiatto nello scompartimento del “Grande Foraggiatore” che ha blandito la sua sete di “giustizia” come si conviene.
Insieme a lui altri corifei “costituzionalisti” dello schieramento di centro-destra parlano di popolo sovrano, di Costituzione violata, tradita da un Capo di Stato che, sensibile alla drammatica situazione socioeconomica del Paese, non ha fatto altro che fare il pompiere per spegnere gli incendi voluti da irresponsabili piromani.
L’espressione costituzionale più ricorrente e abusata è quindi: “ La sovranità è del popolo”. Ma quale popolo? Tutto il popolo o solo parte di esso? Cosa intesero veramente dire i nostri padri costituzionali? Veramente intesero per “popolo” soltanto quegli elettori che avevano determinato il successo elettorale di una fazione politica? Non credo!
Vero è che una parte dell’elettorato italiano ha perso le elezioni, ma ciò non vuol dire che ha perso anche il diritto costituzionale di definirsi popolo sovrano - di esercitare cioè sempre e comunque la propria sovranità - e il diritto di vivere in un paese ben amministrato da una classe politica competente e responsabile.
Il popolo sovrano non sceglie la forma di governo, sceglie indirettamente i governatori. Dovrebbe anche scegliere i parlamentari ma questa facoltà al momento è soppressa per effetto di una legge voluta dalle segreterie dei partiti che, come nella classica organizzazione delle famiglie mafiose, si sono divisi i territori pur collaborando insieme a mungere questa esausta vacca dalle mammelle avvizzite di nome Italia.
Dicevo quindi che il popolo sovrano sceglie indirettamente i governanti attribuendo la preferenza al loro capo, che nell’ultima tornata elettorale é stato ancora Silvio Berlusconi.
Ma siamo sicuri che gli elettori di Silvio Berlusconi gli abbiano implicitamente detto: “Fai quel che ti pare e cerca di farci stare meglio che puoi” lasciandogli carta bianca su come gestire la propria posizione processuale, il proprio conflitto di interessi, le discutibili amicizie con discussi leader politici di paesi non democratici, le discutibili amicizie con gruppi di potere neomassonici, con inquisiti, con mafiosi e, last but not least, con la sua armata brancaleone di parlamentari asserviti che sembrano tutti telecomandati?
Io non sono affatto sicuro però, lo ammetto, non sono in grado di dimostrarlo senza i giusti mezzi.
Berlusconi sostiene che gode del favore della maggioranza degli italiani e per dare forza alla propria affermazione dice che il dato statistico di Tal Dei Tali conforta la sua tesi. Ma questa affermazione Berlusconi la può dare da bere a chi non si occupa di statistica, a coloro che non conoscono le tecniche della interviste, della formulazione dei questionari, le cui domande, per esempio, a seconda della loro concatenazione, possono indurre l’intervistato a dire una cosa anziché un’altra.
Poche sono le persone da me conosciute che hanno parlato con competenza di scienza della statistica. I più per affermarne l’inattendibilità citano male la poesia dei polli di Trilussa perché non sanno nemmeno quella. Il campo è quindi aperto ad ogni abuso e alle masse, oggi più che mai, gli puoi fare credere quello che vuoi.
Quindi il popolo sovrano, cioè quello che ha vinto le elezioni (sic!) - supino, invece, sarebbe quello che le ha perse! - vuole Silvio Berlusconi! Però sono certo che il popolo sovrano non sa che, con la collaborazione dei suoi accoliti, lui usa le istituzioni per garantirsi l’impunità, per trasformare i suoi avvocati in parlamentari, le sue amiche soubrette in ministri, i suoi fedeli in legislatori-notai.
Il popolo sovrano non sa che Berlusconi ha raddoppiato le spese della sua corte, foraggiato cortigiani, prelati, adulatori, ballerine, escort, aumentato a dismisura il suo parco macchine, la sua guardia del corpo... tutto sulla capa del popolo sovrano. Ha persino aumentato le tasse spergiurando che non è vero. Forse dirà che è tutta colpa della social-card. E se gli abruzzesi protestano lui li fa bastonare. E se deve presenziare uno stravagante concerto sotto la madonnina fa svuotare d’imperio la piazza del duomo di Milano dalle forze di polizia, che non sono al servizio del popolo sovrano, ma del monarca. Un vero e proprio sovrano assoluto, altro che popolo sovrano!
Come primo ministro è riuscito a manipolare la televisione pubblica cosicché il popolo bue (o sovrano, tanto per intenderci) ne viene completamente soggiogato.
Se il popolo sovrano aprisse d’un tratto gli occhi – cosa che in genere ai popoli sovrani accade quando fai mancare il pane e il gioco (panem et circenses) – smetterebbe di cantare “Meno male che Silvio c’è” e intonerebbero ancora “ O bella ciao” trascinando in qualche piazza il suo corpo sventrato dal mitra e oltraggiato dagli sputi.
Quando ci si appella al popolo sovrano delle valli bergamasche, descrivendone le virtù venatorie – per dire a Ciccina quel che deve sapere Concetta – come fa l’Umberto Nazionale, bisogna stare accorti perché in momenti come questi ogni parola può essere la miccia di rivendicazioni secolari che portano alla guerra civile.
Chi parla a sproposito di sovranità del popolo non deve dimenticare che il popolo italiano è uno e uno è sovrano per volontà dei Padri Costituenti e del Popolo Repubblicano che approvò la Costituzione della Repubblica Italiana.
Ma se tu metti fratello contro fratello può succedere che il fratello che si è sentito meno amato diventi come Caino: allora sono guai!
Il popolo sovrano non è rappresentato da quei trentacinquemila scalmanati che scrivono a Feltri reclamando le dimissioni di Fini, né da quella schieraglia di strani personaggi che si accalcano alle foci del Po evocando fumettistici riti di un popolo che la Storia appena conosce, ma che loro apparentano nientepopodimenoché ad Alberto da Giussano.
Si provi a chiedere a un leghista notizie di questo capitano di ventura e ben si vedrà che stupidaggini costui borbotta non immaginando neppure che il personaggio simbolo del suo partito non è mai esistito!
Un bluf, una panzanata che il “senatur” propina alle sue folli folle per eccitarle nel nome del riscatto da una immaginaria schiavitù che non hanno mai sofferto e che hanno invece imposto costringendo milioni di italiani del meridione a emigrare dai loro paesi natii per andare a lavorare nelle loro stesse fabbriche, fabbriche del sud, requisite, espiantate e trapiantate al nord.
Ometto di parlare delle sterili esternazioni di Angelino Alfano, ministro dell’ingiustizia, ché i suoi pronunciamenti avviliscono l’istituzione che egli rappresenta, resa servile da un condiviso disegno di impunità di inquisiti e pregiudicati che usano la lotta politica per neutralizzare i loro giudici naturali.
Bene fa, quindi, il Presidente Napolitano a richiamare le fazioni al rispetto delle istituzioni e bene fa a rivendicare il diritto di impedire che la crisi politico istituzionale, conseguenza della capricciosità di un despota, sconvolga il già precario equilibrio del Paese.

1 commento:

Unknown ha detto...

Condivido al 110% tutto quanto scritto.
Stiamo vivendo un nuovo medioevo dove i principi si arrogano ogni diritto, manca solo lo jus primae noctis (ma non sono del titto certo che già non venga applicato) e poi abbiamo raggiunto il massimo del minimo.